Ventuno aziende, tra concessionari di rete, gestori di apparecchi da intrattenimento e associazioni di settore domani al Tar Lazio per chiedere l’annullamento della tassa extra da 500 milioni su slot prevista dalla Legge di Stabilità 2015 e il relativo decreto attuativo.
È prevista per domani, 22 maggio, la nuova udienza di merito al Tar Lazio sui 21 ricorsi. La vicenda tornerà al tribunale amministrativo dopo la sentenza della Corte Costituzionale, che a giugno 2018 ha rimandato al Tar Lazio gli atti della causa per una nuova valutazione. La Consulta ha stabilito che le modifiche apportate dalla legge di Stabilità 2016 alla tassa da 500 milioni da ripartire all’interno della filiera del segmento degli apparecchi sulla base del numero di macchine detenute alla data del 31 dicembre 2014 avevano cambiato i presupposti delle questioni di costituzionalità sollevate da imprese ed esercenti. L’abrogazione della tassa (che è stata versata solo nel 2015) e i chiarimenti sulla distribuzione del prelievo tra concessionari, gestori ed esercenti si sono mossi per la Consulta ”nella stessa direzione delle censure denunciate del Tar” e rendono ”indispensabile la nuova valutazione”.
La posizione di Sapar, associazione di operatori
Sapar ricorre in qualità di associazione di rappresentanza degli operatori e gestori di apparecchi da intrattenimento con il supporto di un nutrito numero di imprese associate. Per l’associazione la norma in questione viola ”i principi di legittimo affidamento e certezza del diritto, di uguaglianza, imparzialità, proporzionalità e ragionevolezza”. Non va dimenticato che l’intervento legislativo che ha garantito un importante entrata erariale ha interessato solo ed esclusivamente il comparto degli apparecchi e che l’intervento di riordino annunciato ”si sia risolto in concreto nel mero peggioramento delle condizioni economiche imposte alla filiera”. E non a caso la Legge di Stabilità 2016 ha sì limitato gli effetti della tassa all’anno 2015, ma ha anche portato ad un innalzamento del Prelievo erariale dal 13 al 17,5% per le slot e dal 5 al 5% per le videolotterie. Ogni misura, comprese quelle previste nel 2018 e nel 2019 sul PREU, sono il segno di una disparità di trattamento rispetto alle altre tipologie di gioco pubblico.
Disparità che non trova ragione di essere se non per il fatto che va a colpire un settore di indubbio ”rilievo”. Non si capisce nemmeno come tale intervento, che il Giudice amministrativo ha ritenuto essere ”proporzionata” ai dati economici delle società concessionarie, possa essere considerata tale se testata su imprese di piccole e medie dimensioni. Imprese che sostengono l’acquisto degli apparecchi, le spese di manutenzione e istallazione, oltre a eventuali furti o danneggiamenti.
Per i ricorrenti la misura introdotta risponde esclusivamente alla esigenza di migliorare gli obiettivi di finanza pubblica, e non contrasto al gioco illegale o garanzia di tutela del giocatore.
Oltre a violare la Costituzione, la norma sarebbe in contrasto con la normativa comunitaria. Sapar richiama una pronuncia resa dalla Corte di Giustizia europea in tema di tassazione sul gioco applicata in Ungheria nella quale si chiede al legislatore di prevedere ”un periodo transitorio” per consentire alle imprese di adeguarsi, così come un eventuale risarcimento.