Si è svolta nelle scorse ore l’audizione del Direttore generale di Abi, Giovanni Sabatini, nella Commissione di inchiesta sulle banche all’interno della quale si è affrontato anche il tema del gioco pubblico e dell’ostruzionismo nei confronti delle aziende di gioco più volte denunciato dalle associazioni di categoria.
In particolare, l’Onorevole Ungaro (Pd) ha sollevato la questione specifica chiedendo ad ABI se consideri giusto chiudere il credito alle imprese del gioco legale da lui definito “grande presidio della legalità”).
Rappresentando ad Abi come stiano arrivando alla sua attenzione numerose segnalazioni di operatori e imprese del gioco (uno dei settori più colpiti dall’emergenza) che vedono chiudere i loro conti dagli Istituti bancari.
In risposta a tale quesito, Sabatini ha fatto presente che si stanno cercando soluzioni compatibili con un quadro regolamentare europeo particolarmente rigoroso per quello che riguarda i controlli antiriciclaggio e in particolare il fatto che si richiedano, nei confronti di particolari soggetti e settori, verifiche rafforzate.
Il problema consiste nel fatto che laddove queste verifiche non vengano superate o non vengono definiti gli adempimenti richiesti, la banca – in adempimento alle regole europee – può chiudere il conto o non consentire l’apertura dello stesso.
A detta del Dg di Abi, occorre quindi – e su questo ha sottolineato che stanno già lavorando – trovare un meccanismo che consenta da un lato il rispetto della normativa europea, dall’altro agli operatori di continuare a poter operare in un settore importante per l’economia come quello del gioco.
Ecco una sintesi dell’audizione.
Inizialmente il Direttore generale di Abi, Giovanni Sabatini, ha sottolineato che incentivare il settore finanziario è fondamentale. Le proposte più significative dell’Associazione sono le seguenti:
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dal punto di vista del contesto di riferimento, si era assistito ad una ripatrimonializzazione delle imprese e questo aveva portato alla riduzione della leva finanziaria per oltre 10 punti finanziari (dal 50% al 39%). L’ esplosione della pandemia ha causato un fabbisogno eccezionale di liquidità, e questo ha fatto sì che il settore bancario svolgesse un ruolo determinante nella gestione dell’emergenza e nel definire i presupposti della ripresa. Alle misure di garanzie si aggiunge il tema delle moratorie, che ammontano a 189 miliardi per oltre 1, 2 milioni di imprese. Questi dati riflettono la dinamica sostenuta del credito con tassi di interesse che rimangono a minimi storici. L’evoluzione della situazione sanitaria, quindi le limitazioni alle attività economiche, richiedono che per tutto il tempo rimangano “attive” le misure di supporto, quindi la proroga delle moratorie e dei finanziamenti garantiti almeno fino a fine 2021. Il ritiro delle misure dovrà avvenire con la massima gradualità, accompagnato da interventi necessari per far sì che le imprese possano riequilibrare la struttura finanziaria. In questo contesto un ruolo importante è giocato dal quadro regolamentare: in questo senso sarà importante che le misure attese a facilitare l’erogazione del credito siano mantenute. In un secondo momento ci si dovrà preoccupare di come smaltire l’aumento dei crediti deteriorati nei bilanci delle banche.
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È fondamentale la disponibilità da parte delle banche di informazioni prospettiche sulla condizione economico finanziaria dell’impresa, quindi è necessario un sistema di monitoraggio continuo dei finanziamenti per consentire di individuare tempestivamente la crisi di impresa. In tal senso, grazie all’individuazione precoce delle difficoltà, sarà possibile avviare il dialogo tra impresa e banca e individuare le misure di supporto adeguate. Rilevano anche i rischi derivanti da sostenibilità ambientale e sociale. Le analisi devono tener conto delle analisi di sensitività rispetto a possibili shock esterni su fattori ambientali che possono incidere sulla stabilità economica dell’impresa. Pur riconoscendo l’importanza di questi fattori per uno sviluppo sostenibile, occorre che ci sia una chiarezza delle norme, quindi adeguata disponibilità di dati per consentire anche alla banca di rendicontare le sue attività rispetto a queste variabili, ed è fondamentale un approccio graduale, dando la possibilità alle imprese di programmare i processi di transizione. Fondamentale un’evoluzione del rapporto di banca e impresa che faccia perno su un quadro normativo ampio e aggiornato.
L’individuazione precoce delle difficoltà delle imprese trova limitazioni nel quadro regolamentare oggi in vigore, in particolare si fa riferimento a 2 set normativi: la nuova definizione di default perché prevede uno stringente limite alle possibilità di forme di ristrutturazione del debito. Infatti le regole dell’EBA prevedono che la ristrutturazione può esser consentita nei limiti in cui la perdita non superi l’1% del valore attuale netto del credito. Oggi questa soglia è estremamente vincolante e riduce la possibilità delle banche di sostenere le imprese nella ristrutturazione. L’ Abi ha richiesto l’ampliamento di questa soglia minima dall’1% al 5 % per andare incontro alla possibilità di sostenere le imprese in temporanea difficoltà. Un secondo ostacolo è la norma del calendar provisioning, la richiesta è quella di mitigare la rigidità di tale norma caratterizzata da pericolosi automatismi che trattano tutte le imprese allo stesso modo. Da un lato è importante l’analisi del merito di credito in ottica prospettica, ma allo stesso tempo è importante che le banche abbiano più flessibilità per intervenire tempestivamente con misure di sostegno. In questo quadro si innesta il tema della giustizia civile.
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Per quanto riguarda le misure di sostegno, ci sono 2 temi: come continuare sostenere accesso al credito quindi come migliorare il merito creditizio, e come aumentare la capacità di ricorso a strumenti di equity. Sotto il primo profilo è importante rafforzare strumenti di garanzia, infatti il fondo centrale di garanzia potrebbe diventare una piattaforma nazionale. Sotto il profilo degli strumenti di capitale, è fondamentale individuare i meccanismi che possano aiutare le imprese a ricapitalizzarsi, quindi interventi strutturali come migliorare il mercato del capitale (vedi Capital market union) e rivedere il quadro regolamentare per facilitare l’accesso al mercato dei capitali.
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A livello nazionale un esempio positivo è il fondo italiano di investimento SGR, che oggi ha un patrimonio di attività pari a 3 miliardi volti a supportare la crescita delle piccole medie imprese italiane. Un altro strumento importante sarà il patrimonio rilancio di CDP, di cui è stato recentemente approvato il regolamento attuativo. In questo contesto le banche sono il canale che collega l’attività di CDP e il mondo dei prestiti, svolgendo un ruolo di advisory nei confronti delle imprese. Nella legge di bilancio era stato prorogato il credito di imposta per le piccole medie imprese, sarebbe utile renderla strutturale. Importante è ampliare il bacino di utenza dei PIR alternativi.
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Per quanto riguarda SACE, aumentare il tasso nozionale che consente la deduzione dell’interesse figurativo sull’aumento di capitale e consentire trasformazione eccedenze Sace non fruite in crediti di imposta utilizzabili in compensazione con altri tributi previdenziali. Infine prorogare la garanzia SACE con opportune semplificazioni.
In sede di dibattito sono intervenuti:
On. Angiola (M5S), ha chiesto, se si pensa di rimanere ancorati al modus operandi che da sempre il sistema bancario ha riservato alle imprese ai fini della concessione del credito, e quindi, con particolare riferimento alle prospettive future, se queste saranno realmente determinanti o rimarremo ancorati a stili tradizionali che hanno sempre privilegiato il bilancio e le garanzie.
On. Ungaro (PD) ha chiesto:
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sui crediti deteriorati, se vede con favore l’estensione delle gacs (cartolarizzazione dei crediti deteriorati);
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sul calendar provisionig quali sono le tempistiche sull’introduzione delle nuove norme.
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sul comparto del gioco pubblico legale, se l’Abi consideri giusto chiudere il credito
On. Buratti (PD) ha chiesto:
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se c’è l’intenzione di ripensare le regole definite da EBA (in particolare la normativa sul default).
On. Fragomeli (PD) ha chiesto se ABI sosterrà la modifica degli strumenti di finanziamento alle imprese
Il Presidente Marattin (IV) ha chiesto:
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che risultati abbia avuto finora la garanzia SACE;
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che opinione l’Abi si sia fatta sul Patrimonio Rilancio CDP.
Il direttore Sabatini in sede di replica ha risposto subito alle domande del presidente Marattin (IV), dichiarando che lo strumento garanzia Sace non ha avuto una particolare applicazione avendo una serie di vincoli non coerenti con le prassi di mercato. Quindi è necessario garantire una migliore riuscita di questo strumento. Per quanto riguarda il Patrimonio rilancio, sicuramente oggi è bene che siano ipotizzati strumenti diversificati in funzione delle dimensioni dell’azienda perché consente di disegnare la misura più adeguata alla tipologia di impresa. In questa ottica, il patrimonio rilancio CDP può consentire quella condivisione tra risorse pubbliche e risorse private per agevolare la sottoscrizione di un’ampia gamma di strumenti.
Per rispondere all’On. Angiola, il Direttore ha assicurato che è fondamentale un approccio di valutazione prospettica e che tenga conto delle necessarie trasformazioni richieste dalla transizione ambientale e digitale.
Per quanto riguarda la domanda dell’On. Ungaro è importante una proroga delle cd Gacs (Garanzia cartolarizzazione sofferenze), strumento fondamentale per aiutare le banche a ridurre in maniera drastica e veloce l’accumulo di crediti deteriorati determinati durante la grande crisi finanziaria.
Per quanto riguarda le regole calendar provisioning e nuova definizione di default, essendo entrate in vigore dal 1° gennaio 2021, sono già operanti. Ovviamente la curva degli accantonamenti per i crediti garantiti è di principio abbastanza lunga, tuttavia in numerose giurisdizioni, compresa quella italiana, c’è stata una sospensione delle procedure esecutive quindi abbiamo, da un lato, la sospensione delle procedure che non consente il recupero del credito e, dall’altro, il decorrere del tempo ai fini della regola del calendar provisioning. Questo determina un incentivo a cedere a operatori finanziari crediti deteriorati. Avere più tempo aiuterebbe sia la banca che le imprese, quindi è necessaria una sospensione temporanea di questa regola.
Per quanto riguarda il gioco legale si stanno cercando soluzione compatibili alle verifiche rafforzate. Il problema consiste nel fatto che laddove non vengano effettuate queste verifiche, la banca può chiudere il conto o non consentire l’apertura dello stesso.
In questa fase è importante fare l’analisi del merito del credito, caso per caso, sulla base di valutazioni delle singole posizioni. È fondamentale disinnescare i meccanismi inclusi nel quadro regolamentare che prevedano automatismi (calendar provisioning e definizione di default).
Per quanto riguarda la richiesta dell’On. Fregomeli (PD) è necessario un set di strumenti: prorogare almeno fino a fine anno le moratorie, prorogare la possibilità di erogare finanziamenti con la garanzia fino alla fine di quest’anno e, in terzo luogo, sarebbe importante per i finanziamenti già concessi, prolungare il piano di ammortamento spostamento il termine a 10 o 15 anni, dunque intervenire sul temporary framework).