Perchè allora aspettare ancora? E’ la domanda che le associazioni del gioco Acadi, Acmi, As.tro (a cui aderiscono Criga e Get Network), Fiegl, Sapar e Sistema gioco Italia pongono al governo, inviando un documento unitario con il quale chiedono il riavvio del le attività sul territorio, oltre ad affrontare il tema dei Ristori, codici Ateco, Preu, norme locali e canoni concessori.
“Ferma la necessità di riapertura in sicurezza nei tempi più rapidi possibili, ribadiamo gli interventi prioritari per l’intero comparto alla luce della pandemia in atto e precisamente: integrazione dei ristori, adeguando gli importi massimi di ristoro e le relative percentuali alle reali esigenze degli operatori le cui attività sono inibite per legge e portandole quindi al 200 percento del fatturato di riferimento. Contestuale revisione in ottica inclusiva, del perimetro delle attività realmente soggette a lockdown, oggi limitato dall’attuale Classificazione delle attività economiche – Ateco 2007, Istat non adeguata a rappresentare la reale composizione del settore; moratoria dell’applicazione di disposizioni regionali e comunali restrittive dell’esercizio delle concessioni almeno fino al 31 dicembre 2021, in coerenza con l’esigenza di riordino del comparto e delle modalità di distribuzione e contestuale previsione di una proroga di almeno 36 mesi delle concessioni vigenti; rimodulazione degli interventi introdotti in legge di bilancio 2020 relativamente al Preu, posticipando gli incrementi previsti dal 1° gennaio 2021 al 1° gennaio 2023; sospensione dei canoni di concessione (bingo e scommesse) per l’attuale periodo di chiusura imposta e riduzione dei canoni previsti per le proroghe delle Concessioni bingo e scommesse (negozi e corner), come incentivo al riavvio delle attività 2021; concessione di una proroga per la presentazione delle garanzie contrattualmente stabilite fino al 31 dicembre 2021; previsione di un credito d’imposta per gli investimenti sostenuti dalla filiera per la sostituzione degli apparecchi a seguito dell’adeguamento del payout al 65 percento a partire dal mese di gennaio 2020; dimezzamento degli imponibili dell’imposta sugli apparecchi di puro svago ed intrattenimento (Isi) per il 2020 e 2021, con facoltà di compensazione per l’anno 2021 per le imprese che hanno versato l’imposta per l’intero anno 2020, tenuto conto della totale sospensione delle attività per sei mesi”, si legge nel documento che GiocoNews.it ha potuto visionare nella sua interezza.
La legge di Bilancio per il 2020 ha previsto interventi strutturali su Vlt (tessera sanitaria, incremento delle imposte e diminuzione del pay-out) e Awp (incremento delle imposte e diminuzione del pay-out) che hanno determinato un calo della domanda, indipendentemente dalle tematiche Covid-19, del 30 percento nelle Vlt e del 10 percento nelle Awp. Infine le scommesse, caso unico in tutto il panorama economico italiano, sono state oggetto di un incremento delle imposte durante il lockdown, comprimendo ulteriormente gli scarni ricavi della filiera.
E per il 2021 il quadro non è certo meno fosco.
Al netto di una possibile riapertura delle attività di gioco in tempi brevi, sembra comunque certo un ulteriore calo della raccolta in tutti i comparti del retail a causa di “contrazioni strutturali della domanda di gioco attraverso Adi, determinate dagli interventi introdotti con la legge di Bilancio 2020 (tessera sanitaria su tutti); calo di reddito delle scommesse, dovuto all’imposta sulla raccolta a favore dello sport introdotta nel settembre del 2020; contrazione della domanda di gioco rispetto al 2019; riduzione della rete di negozi specializzati e dei piccoli esercizi, con conseguente ulteriore contrazione della raccolta; espulsione, in talune regioni, delle attività di gioco da numerosi contesti urbani per effetto dell’applicazione di disposizioni locali (distanziometro)”.
In caso di prolungamento del lockdown oltre la metà di gennaio inoltre si stima un aumento della perdita di ricavi netti dalle attività di gioco del 2 percento per ogni settimana di chiusura aggiuntiva con ulteriori pesanti conseguenze sotto il profilo occupazionale.
A ciò si aggiunge il forte stress finanziario per il diniego di molti istituti di credito nel mantenere aperti gli affidamenti concessi, nonché per il diniego di compagnie assicurative e istituti di crediti all’emissione e al rinnovo delle garanzie prestate a favore delle imprese del comparto. “Si suppone possano moltiplicarsi revoche di fidi e crediti concessi agli operatori del gioco legale sulla base di criteri di natura etica e non di natura finanziaria”, si legge ancora nel documento.
Le associazioni quindi colgono l’occasione per ricordare al Governo che “il settore del gioco lecito non solo ha introdotto ed adottato già dallo scorso mese di maggio propri protocolli di sicurezza nei vari sottosettori verticali (sale specializzate, scommesse e bingo), più restrittivi e stringenti delle linee guida regionali, al fine di evitare qualunque forma di assembramento all’interno dei punti di vendita. La puntuale applicazione di detti protocolli ha consentito, dopo il primo lockdown, di operare in sicurezza ed in totale assenza di focolai di contagi, ottenendo puntualmente il riscontro di conformità da parte delle Organizzazioni sindacali, nonché delle Autorità di vigilanza preposte (Asl ed Agenzia Dogane e Monopoli). In particolare poi alcuni protocolli sono stati recentemente rivisti ed integrati per renderli ancora più restrittivi”.