Le lavoratrici del gioco legale tornano a manifestare – con una rosa rossa in mano e delle velette da lutto nere in testa – nella piazza romana di Montecitorio, anche oggi 21 gennaio, per richiamare l’attenzione sulla crisi del settore alla luce delle restrizioni per il contenimento del Covid, e chiedere la fissazione di un confronto con l’Esecutivo.
“Le parole le abbiamo finite, abbiamo bisogno di un dialogo. Da qui non ci si muove fino a quando non abbiamo un riscontro. Sia chiaro a tutti e a tutte: non possiamo tornare a casa senza un risultato, non ce lo possiamo più permettere. Quindi siamo qui e aspettiamo”, spiega Antonia Campanella, presidente dell’associazione Emi Rebus, promotrice dell’iniziativa.
“Aspettiamo una risposta concreta dallo Stato, perché noi questa volta non ce ne andiamo da qui. Subiamo una grossa discriminazione, visto che i nostri locali sono già pronti e potremmo lavorare in sicurezza più di altri settori, fin da subito”.
“La cassa integrazione non è arrivata all’80 percento. Siamo stanche di stare a casa e di promesse. Non mi muovo da qui se non si riapre oggi stesso.
Tu mi chiudi e tu mi paghi, e subito”, ha aggiunto un’altra manifestante, lamentando di aver ricevuto solo 700 euro dall’inizio del lockdown.
“La pandemia non la dobbiamo pagare noi. Noi moriamo di fame e loro litigano per le poltrone”.
Ora dopo ora, le storie – raccontate dalla viva voce delle donne – si susseguono, tutte drammaticamente “uguali” e dolorose, proiettate anche in forma di video sui muri di un palazzo della piazza. “Tutti i settori sono essenziali, tutti dobbiamo andare a lavorare, tutti abbiamo famiglia. Mettetevi nei nostri panni. Non è giusto quello che ci state facendo. I ristori non bastano, fate respirare le nostre aziende. Abbiamo aspettato, pazientato, rispettato le regole. Le nostre sale hanno attuato dei protocolli rigidissimi”.
“Fateci riaprire subito. I nostri locali sono pronti e possono riaprire subito”, commenta un’altra donna. “Siamo stati due mesi e mezzo a casa, abbiamo dovuto adeguare locali alla normativa anti-contagio. State alimentando oltre il gioco illegale anche l’usura, perché le banche non ci fanno credito. Siete degli ipocriti.
Vogliamo delle risposte subito”.
Fra gli slogan scanditi sotto le finestre della Camera dei deputati ne risalta uno: “State strumentalizzando la pandemia per sancire la fine del gioco legale. È morto ufficialmente il gioco legale, grazie a voi. Ne danno il triste annuncio le mamme, le mogli e le imprenditrici del settore. Vergogna!”.