Si dice che quello dei giochi, in Italia, è un settore complesso. E come sostenere il contrario, considerando le difficoltà nel trovare non solo le regole giuste per regolamentarlo, ma anche semplicemente una linea di intervento, una strategia.
Tra il tentativo di superare gli ostacoli e quello di ottemperare agli obblighi di legge gli operatori si trovano spesso a dover ricorrere alla magistratura, amministrativa e non, anche solo per ottenere una giunta interpretazione o l’applicazione della norma stessa. Succede ormai da anni, per disposizioni di carattere fiscale o anche solo regolatorio, che i concessionari si appellino contro i decreti dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Con conseguente esborso, da entrambe le parti, di soldi che potrebbero essere impiegati diversamente. Ma è normale che in un Paese dove le attività di gioco sono riserva dello Stato, concesse ad operatori selezionati dallo Stato stesso, si debbano aprire questi contenziosi? E con quali conseguenze in termini di gestione del mercato?
Una domanda che dovrebbero farsi tutti, soprattutto il legislatore. Una situazione che dovrebbe far riflettere soprattutto se si considerano i vantaggi di un diverso approccio.
Come per esempio quello che regolatore e operatori hanno adottato in Belgio dove il clima è decisamente diverso e dove può succedere che l’uno supporti i secondi e viceversa.
E non solo a parole. Succede infatti che l’associazione degli operatori del gioco d’azzardo belga insieme a vari operatori del mercato, tra cui il casinò de Spa, abbiano deciso di appellarsi alla Corte costituzionale per chiedere l’annullamento di un articolo di legge che penalizza la Commissione per il gioco d’azzardo. Il 29 marzo scorso la Corte costituzionale ha accolto la mozione consentendo al regolatore di ricevere la somma di 24 milioni di euro già nelle prossime settimane. Si tratta di somme versate dagli operatori di gioco che, secondo la legge approvata nel 2016, sarebbero statii destinati al Bilancio federale.
La decisione della Corte costituzionale rappresenta così una benedizione per la Commissione del gioco che sta lottando da anni per avere più risorse per svolgere il suo ruolo di regolatore. Sfortunatamente il governo federale ha sempre rifiutato di accogliere la sua richiesta. Ci sono voluti l’Associazione degli operatori per intervenire in modo che la situazione fosse finalmente sbloccata. A seguito della decisione della Corte costituzionale la Commissione potrà intascare una bella somma. In totale 24 milioni di euro saranno riassegnati al regolatore. Questi fondi serviranno ovviamente a migliorare gli strumenti di sorveglianza del mercato. Saranno utilizzati anche per condurre studi sulla protezione dei giocatori e la dipendenza dal gioco. Gli operatori chiedono inoltre che la Commissione utilizzi il denaro per realizzare campagne di prevenzione in vista dei Mondiali di calcio.
Fonte: Jamma