I lavoratori del Gioco Legale del Piemonte scendono i piazza a Torino ‘per’ la modifica della legge regionale sul gioco, invocando un confronto con la Regione.
Eliminare la retroattività del distanziometro della legge regionale del Piemonte, in vigore dal 21 maggio e tornare a lavorare. È l’obiettivo dei manifestanti scesi in piazza il 18 marzo, a Torino, con indosso delle pettorine gialle contraddistinte da messaggi ben precisi. “No a leggi retroattive, no al distanziamento“; “Liberate il gioco legale in Piemonte”; “Gioco legale gioco sicuro”. Scritte che campeggiano anche sulla serie di cartelli appoggiati sul pavé della piazza, rigorosamente distanziati. Come riporta GiocoNews.it che ha seguito per intero la manifestazione.
IL MANIFESTO DEI LAVORATORI
Ecco il testo integrale del documento presentato dai lavoratori ai rappresentanti del consiglio regionale del Piemonte.
Rischio occupazione – Si stima che per effetto della legge regionale 9/2016 sono già stati persi 1.700 posti lavoro e che, esauriti i suoi effetti, i posti persi saranno circa 5.000.
Spostamento della domanda verso l’offerta illegale – I soggetti verbalizzati per violazione delle normative che disciplinano l’offerta di gioco sono passati dai 284 del 2016 a 799 nel 2019.
L’imposta evasa recuperata è passata da 477 mila euro del 2016 a oltre 4,5 milioni di euro nel 2018.
Il direttore della Agenzia delle dogane e dei monopoli, dottor Marcello Minenna, ha di recente lanciato un allarme, su scala nazionale, dinanzi alla commissione parlamentare Antimafia.
Riferendosi all’anno 2020 (nel corso del quale le attività di gioco mediante apparecchi e la raccolta delle scommesse sono rimaste chiuse, a livello nazionale, per circa nove mesi) ha infatti dichiarato che “il volume di gioco illegale ha superato i 20 miliardi di euro. Una cifra colossale che di colpo fa indietreggiare l’Italia a 20 anni fa”.
Nessun effetto nella lotta alla ludopatia – La relazione valutativa presentata dalla Regione nel gennaio 2021 evidenzia una lieve decrescita dei pazienti in cura presso i Serd che non può essere ricondotta alla legge 9/2016 perché tale tendenza si è evidenziata già a partire dal 2015 (quando ancora non esisteva la legge) e non ha subito accelerazioni per effetto dell’entrata in vigore della legge.
La media dei pazienti in cura nel periodo 2012-2019, pari a 1.225 unità, se rapportata alla popolazione maggiorenne del Piemonte (3milioni 671mila unità – dati Istat gennaio 2020), rappresenta una percentuale dello 0,03 percento.
La raccolta di gioco è cresciuta nonostante lo spegnimento degli apparecchi – I dati della Adm relativi al periodo 2016-2019 (lo stesso periodo preso in esame dalla Regione nella relazione valutativa) evidenziano un aumento della raccolta complessiva di gioco pari a 421milioni di
euro.
Alla luce di queste evidenze chiediamo a gran voce che il consiglio regionale prenda atto del fallimento di una norma il cui unico effetto evidente è quello di creare disoccupazione mediante lo smantellamento di un intero comparto economico legale all’interno della regione.
Una classe politica che si rispetti non dovrebbe perdere neanche un solo giorno per provvedere a eliminare l’efficacia retroattiva del distanziometro e per dare invece concreata attuazione a quella parte della legge 9/2016 dedicata agli interventi educativi e di prevenzione sociale, rimasti completamente inattuati.