La Relazione intermedia del XX comitato della commissione Antimafia sottolinea le grandi difficoltà che il lockdown ha imposto al gioco legale.
Il lunghissimo lockdown imposto al settore del gioco legale ha creato una situazione di fragilità economica per il settore incanalando la domanda anche verso quello illegale. Sono dati di fatto già noti, ma che vengono ora messi nero su bianco nella Relazione intermedia del XX comitato della Commissione Antimafia per la prevenzione e la repressione delle attività predatorie della criminalità organizzata durante l’emergenza sanitaria e coordinata dal deputato del Pd Paolo Lattanzio e nella quale si sottolinea subito, in premessa, come “il lockdown ha posto in serie difficoltà economiche il comparto del ‘gioco legale’ regolato dalle concessioni di Stato” e come “la prolungata chiusura e l’inasprimento fiscale progressivo degli ultimi anni stanno mettendo a dura prova la rete legale”, mentre “la domanda di gioco, al contempo, resta stabile e rischia di spostarsi sul terreno delle gestioni illegali guidate dalla criminalità organizzata”.
La relazione evidenzia che nel periodo della pandemia “l’offerta legalizzata di gioco d’azzardo è stata interessata da fenomeni che devono essere attentamente analizzati per le potenziali correlazioni con le attività delle consorterie mafiose, che da tempo, oltre alla gestione di servizi clandestini, si sono adoperate per acquisire direttamente -o indirettamente tramite prestanome – il controllo di punti di raccolta regolari; i principali motivi di questo interesse risiedono nell’opportunità di riciclaggio di denaro e negli ingenti ricavi che tali l’attività consentono, soprattutto con l’adozione di sistemi di manipolazione delle modalità di gioco e di elusione fiscale”.
Ascoltato dalla commissione Antimafia, il Comandante generale della Guardia di Finanza, ha riferito che “Il settore dei giochi e delle scommesse è un settore particolarmente esposto alle mire della criminalità organizzata” anche grazie alla “tendenza ad assumere la gestione dei circuiti legali, ovvero a fornire al pubblico tramite esercizi commerciali compiacenti o asserviti la possibilità di avvalersi dell’offerta clandestina su piattaforme online”.
Inoltre, indagini recentemente acquisite hanno infatti rivelato l’esistenza di “estese organizzazioni che fin dal 2014 infiltravano le reti dell’offerta legale, attraverso connivenze o intimidazioni agli operatori autorizzati”.
In questo scenario va considerato che “durante la pandemia, per lunghi periodi buona parte dell’offerta pubblica basata su rete fisica, analogamente ad altri settori commerciali (ristoranti, cinema, impianti sportivi e altri), è stata chiusa o limitata, al fine di contenere la circolazione del virus Sars-Cov-2” e tali disposizioni hanno dato luogo a “un parziale spostamento dei consumi verso altri canali non soggetti alle restrizioni, in particolare verso l’offerta ‘a distanza’ e l’online vero e proprio, entrambi con accesso dalla rete Internet”.
Nei periodi successivi all’introduzione delle chiusure “si osserva in effetti un aumento della raccolta legale in questi settori che deve essere attentamente ponderato, anche alla luce del fatto che il volume di gioco online si mostrava in crescita già prima dell’emergenza pandemica, con una progressione lineare costante negli ultimi 4-5 anni e dunque, per stimare l’effetto delle chiusure, dall’aumento complessivo registrato andrebbe scorporato il trend di crescita già in atto”.
Nella relazione si ricordano anche i dati raccolti dall’Ifc del Cnr di Pisa durante il lockdown, dai quali emerge che “una minima parte di chi giocava nei punti di offerta fisici avrebbe iniziato a giocare online, quindi l’aumento dei volumi sarebbe determinato prevalentemente da giocatori che già praticavano gioco d’azzardo anche tramite la rete internet (indipendentemente dalla natura legale o illegale dei siti): tra questi uno su tre avrebbe aumentato i consumi”.
Da queste analisi risulta pertanto che “solo una parte della domanda fidelizzata dai servizi di raccolta fisica si sarebbe effettivamente spostata sull’online” e che dopo la fine del lockdown “la quota di mercato online è tornata, in termini tendenziali, ai livelli precedenti”.
Secondo il comitato presieduto da Lattanzio, “tali rilievi meritano di essere valutati secondo il generale profilo che attiene l’interezza delle questioni trattate in questa relazione: occorre cioè valutare se le trasformazioni e le variazioni occorse per via delle restrizioni attuate contro lo sviluppo della pandemia portino a delle mutazioni di carattere stabile e a regime, oppure non si risolvano in tendenze transitorie e quindi siano riassorbite, al momento del ritorno all’ordinario
svolgimento dell’attività”.
In ogni caso, “le ulteriori chiusure (avvenute a fine ottobre 2020 Ndr) hanno nuovamente cambiato il quadro e per capire se in questi ulteriori mesi si siano stabilizzati nuovi modelli di consumo dovrà essere valutata la situazione che si verrà a creare dopo le riaperture di luglio 2021” (la relazione è stata pubblicata in questi giorni, ma risale a qualche settimana fa, quando ancora si ipotizzava la ripartenza del gioco in zona gialla dal primo luglio 2021 Ndr).
In conclusione, si concorda nel “dover valutare un possibile incremento dell’attività criminale nei settori dell’offerta di gioco d’azzardo nel periodo della pandemia da SarsCov-2. Il possibile nesso di causalità con le ‘chiusure’ al momento rappresenta uno stimolo a mantenere alta l’attenzione e richiederà ulteriori approfondimenti per dare risposte più esaustive nel prossimo futuro”.
Nella lunga relazione del comitato, per quanto attiene il comparto dei giochi, si sottolinea una complessiva contrazione delle segnalazioni (-11 percento rispetto al 2019) attribuibile alle misure restrittive imposte per la gestione dell’emergenza. Il calo, come prevedibile, ha interessato gli operatori tradizionali dei comparti slot machine, videolottery e sale bingo, a fronte di un aumento di segnalazioni riferite al gioco online (+67 percento).