“Il ministro Di Maio e altri politici e liberi pensatori come Endrizzi, Baroni e Silvestri – osserva Pino Ciaralli, noto operatore del gioco con sede nella Capitale – sanno quanto lavorano e cosa guadagnano gli operatori del gioco?”.
“Questi politici conoscono ciò che dichiarano di voler combattere?”, si chiede ancora Ciaralli e ipotizza: “Credo di no. Non conoscono le attività di quelle aziende che condannano come male assoluto per la nostra Nazione. Per questo voglio rendere pubblico – a grandi linee – il conto economico di quelle imprese che lo Stato ha voluto colpire con il decreto Dignità, la legge di Bilancio e il decreto per Reddito di Cittadinanza e Quota 100.
Si tratta del segreto di Pulcinella, poiché oltre ad essere pubblici i bilanci delle diverse aziende del gioco, come quelli di tutte le altre aziende attive in altri settori, nel gioco di Stato è l’Amministrazione che stabilisce quanto si deve restituire ai giocatori, quanto spetta ad esercenti e concessionari, come devono essere fatti gli apparecchi e quanto possono guadagnare i loro proprietari. Quindi è tutto pubblico e notorio.
Direttamente in numeri, in base alle registrazioni di SOGEI, la media nazionale di monete introdotte nelle Newslot o AWP è 60.000 euro. Questo significa che il giocatore introduce mediamente 5.000 euro mensili e che mediamente riceve il 70% sotto forma di vincita (in futuro ci saranno apparecchi anche con pay out al 68%, attualmente la maggioranza sono quelli al 70% e ci sono ancora in esercizio apparecchi che restituiscono il 75%).
Così alla somma di 5mila euro mensili va sottratto 3,5mila euro di vincite per un risultato di 1.500 euro mensili. Sono appena 50 euro di spesa giornaliera. Se questa somma fosse spesa da un solo giocatore sarebbe una spesa importante, più dell’intera paga giornaliera ricevuta da un lavoratore dipendente. In genere, però, non è mai un solo cliente a fruire della stessa AWP, per un solo giocatore non servirebbe nemmeno occupare lo spazio in esercizio pubblico.
Ecco che se invece sono almeno 10 i giocatori la spesa procapite risultante è di appena 5 euro, meno di un biglietto per andare al cinema! Divertimento per divertimento, mettere limitazioni alle slot significa violare il diritto di scelta del cittadino e non combattere il disturbo del gioco d’azzardo!
Ma ancora, sorvolando su commenti che già appaiono evidenti e motivati, analizzando il conto economico del proprietario di AWP bisogna introdurre la voce imposte: sui 1.500 spesi dai giocatori e raccolti dalle aziende del gioco pesa il PREU e il canone di concessione per un aliquota totale di 22,05% e quindi anche il canone di connessione da versare al concessionario pari al 0,7%.
Conti alla mano le imposte dirette incidono per 1.138 euro, restano 362 euro che vanno all’esercente (181€) e al proprietario della slot (181€).
Questi importi e le diverse transazioni tra operatori della filiera sono registrati dal sistema SOGEI, non c’è possibilità di occultare dati se non commettendo reati informatici, non c’è evasione nella maggioranza dei casi e sugli importi residui gravano ancora le imposte sul reddito, mediamente superiori al 20%.
Così ad un esercizio “siSLOT” con una AWP restano poco meno di 150 euro/mese.
Questa è la filiera che alimenta la lobby delle slot. Lo sanno questo i politici che combattono per liberare l’Italia dal gioco di Stato?
Sono consapevoli del danno che stanno arrecando al nostro Paese con queste disposizioni antigioco che hanno già portato alla chiusura delle attività di onesti contribuenti e minacciano l’esistenza di quelli rimasti?”.
Fonte: Jamma